Preghiera a Gesù Risorto per le famiglie in difficoltà economica

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Caro Gesù Risorto,
luce che ha squarciato le tenebre della morte,
ti invochiamo con cuore aperto in questo tempo di prova.
Guarda con misericordia le famiglie che vivono l’angoscia della precarietà,
che faticano ogni giorno a far fronte ai bisogni più essenziali.
Tu che hai vinto la morte, dona loro la forza di non arrendersi,
la speranza che non delude, la fiducia nella tua Provvidenza.
Risorgi nei cuori affranti, porta luce dove regna lo scoraggiamento,
apri cammini nuovi dove tutto sembra fermo.
Sostieni i genitori che portano il peso delle responsabilità,
i figli che sentono il disagio, i nonni che pregano in silenzio.
Fa’ che ogni casa sia toccata dalla tua presenza viva,
e che anche nella povertà fiorisca la dignità, la fede e l’amore reciproco.
In te, Signore Risorto, ogni pianto si fa germoglio,
ogni croce può diventare salvezza.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera s’innesta pienamente nel contesto del mistero pasquale, cioè la fede nel Cristo morto e risorto che rappresenta il fondamento della speranza cristiana. Il testo si apre con un’invocazione a Gesù Risorto quale “luce che ha squarciato le tenebre della morte”, richiamando immediatamente il cuore della fede cristiana: la Risurrezione del Signore che vince la morte (cfr. 1Cor 15,54-57; Rm 6,9-10).
Dal punto di vista dottrinale, la preghiera si pone sotto la luce della Provvidenza divina e della solidarietà che scaturisce dall’amore di Dio manifestato nella Pasqua. Essa non solo esprime la fede nella vittoria definitiva di Cristo sul male, ma riconosce la presenza del Signore Risorto nelle difficoltà quotidiane delle famiglie, specialmente quelle segnate da precarietà e sofferenza.
Questa spiritualità rispecchia la tradizione liturgica e catechistica della Chiesa, che invita a rileggere la vita ordinaria alla luce della Pasqua: “Il Signore è veramente risorto e noi ne siamo testimoni” (cfr. Lc 24,34; At 2,32).
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è rivolta esplicitamente a Gesù Risorto. Si distingue quindi da molte orazioni mariane o invocazioni ai santi, ponendo invece il Cristo vivente e glorificato quale interlocutore diretto. Tale scelta non è casuale: solo Colui che ha vinto la morte può offrire speranza autentica e forza nei momenti di prova.
La centralità di Gesù quale mediatore universale deriva dalla Scrittura stessa (“Io sono la risurrezione e la vita… chi crede in me, anche se muore, vivrà”, Gv 11,25) e dalla riflessione patristica: come dice Sant’Atanasio, “Con la morte ha distrutto la morte, e con la risurrezione ci ha donato la vita” (De Incarnatione, 54). Rivolgersi a Gesù Risorto significa dunque affidare la propria vita alla fonte stessa della speranza cristiana.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
Questa preghiera assume la forma tipica dell’intercessione: invoca la misericordia di Gesù Risorto su precise categorie di persone, individuando bisogni concreti sia spirituali sia materiali.
- Le famiglie in situazione di precarietà: chi non riesce a soddisfare le necessità essenziali (casa, lavoro, sostentamento).
- Genitori: caricati dal peso delle responsabilità quotidiane.
- Figli: che soffrono il disagio e l’insicurezza del tempo presente.
- Nonni: che, pur nella silenziosa preghiera, sostengono la speranza familiare.
I bisogni evidenziati sono molteplici: la forza di non arrendersi, la speranza, la fiducia nella Provvidenza, la dignità e la fede anche nella povertà. Essi rispecchiano richieste profonde del cuore umano, amplificate dalle difficoltà dei nostri tempi (crisi economica, insicurezza sociale, isolamento delle famiglie...).
La preghiera si fa voce di chi non riesce a trovare soluzioni umane, chiedendo che il Signore apra “cammini nuovi” e faccia germogliare la speranza anche laddove tutto appare fermo e buio.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
Diversi importanti temi teologici connotano questa preghiera:
- La Risurrezione come fondamento della speranza: “In te, Signore Risorto, ogni pianto si fa germoglio, ogni croce può diventare salvezza” riflette la prospettiva pasquale di trasfigurazione della sofferenza (cfr. Rm 8,18; 1Pt 1,3-9).
- La Provvidenza divina: il riferimento alla “tua Provvidenza” richiama la fiducia nell’amore provvido di Dio (cfr. Mt 6,25-34).
- La dignità nella povertà: la richiesta che “anche nella povertà fiorisca la dignità” rispecchia il messaggio evangelico delle Beatitudini (“Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio”, Lc 6,20) e la dottrina sociale della Chiesa.
- La famiglia come chiesa domestica: la supplica per la presenza viva di Cristo in ogni casa si ispira all’intuizione patristica per cui la famiglia è piccola Chiesa (cfr. Lumen gentium, 11).
- La perseveranza nella prova: chiedere “la forza di non arrendersi” e “la speranza che non delude” richiama la virtù teologale della speranza, come insegna San Paolo: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rm 5,5).
Anche la dimensione pasquale del “cammino nuovo” rievoca la teologia biblica dei “cieli nuovi e terra nuova” inaugurati dalla Risurrezione (Ap 21,5: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”).
“Non abbandonatevi alla tristezza... proclamate: Cristo è risorto! Egli è la nostra speranza!” (san Giovanni Paolo II, Urbi et Orbi, Pasqua 2002)
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
La preghiera si configura prevalentemente come intercessione, ma include anche elementi di lode (“luce che ha squarciato le tenebre della morte”), di supplica e, implicitamente, di speranza.
Dal punto di vista liturgico, pur non essendo una preghiera ufficiale delle Ore o della Messa, si inserisce perfettamente nella spiritualità del Tempo di Pasqua e nei momenti segnati da prove e crisi familiari o sociali. Può essere utilizzata durante la preghiera dei fedeli nelle celebrazioni, in veglie di preghiera, incontri familiari, oppure come meditazione personale nelle Ore sante davanti all’Eucaristia o in momenti di particolare bisogno.
La struttura richiama lo schema delle antiche preghiere di intercessione (come le grandi orazioni del Venerdì Santo), nelle quali la comunità eleva a Dio la propria voce, presentando i bisogni dei fratelli e l’attesa della liberazione pasquale.
6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
Uso personale:
- Recitare la preghiera ogni mattina come atto di affidamento, specialmente in situazioni di fatica, precarietà o sofferenza personale o familiare.
- Meditarla come esame serale, rileggendo alla luce della Risurrezione le croci vissute nella giornata.
Uso comunitario:
- Adatta come preghiera dei fedeli o orazione di apertura/conclusione in celebrazioni liturgiche, specialmente durante il Tempo di Pasqua o nelle Messe per le famiglie e per i poveri.
- Può essere integrata in momenti di preghiera familiare, Rosari o Lectio Divina comunitarie in periodi difficili (crisi economiche, lutti, pandemie).
- Da proporre durante visite domiciliari da parte di sacerdoti o ministri straordinari nelle case di famiglie in difficoltà.
Tempi dell’anno liturgico:
- Particolarmente indicata nel Tempo di Pasqua (dalla Veglia pasquale a Pentecoste), ma anche in Avvento e Quaresima come apripista alla speranza della Resurrezione.
- Idonea per le Giornate per la famiglia, per la carità, nelle veglie di preghiera per il lavoro, la pace, i disoccupati o altre emergenze sociali.
In ogni modo, è una preghiera che ricorda ai cristiani la forza trasformante della Pasqua e incoraggia a vivere la fede come fonte concreta di speranza e solidarietà vissuta ogni giorno nella famiglia e nella società.
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